John Fitzgerald Kennedy (20.1.1961)

John Fitzgerald Kennedy
35° Presidente degli Stati Uniti d’America (1917 – 1963)
“Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese” (20 gennaio 1961)Assistiamo oggi non alla vittoria di una parte ma alla celebrazione della libertà, che simboleggia una fine così come un inizio, e ha il significato di un rinnovo così come di un cambiamento. Per questo ho giurato davanti a voi e a Dio onnipotente, con la stessa solenne formula che i nostri padri ci prescrissero quasi due secoli fa. Il mondo è molto diverso, ora. Perché l’uomo detiene nelle sue mani mortali il potere di abolire tutte le forme di umana povertà e tutte le forme di vita umana. Tuttavia lo stesso credo rivoluzionario per il quale i nostri padri combatterono è ancora in discussione nel mondo, il credo per cui i diritti dell’uomo non vengono dalla generosità dello stato ma dalla mano di Dio.
Non osiamo dimenticare, oggi, che noi siamo gli eredi di quella prima rivoluzione.
Lasciate che io dica qui e ora, ad amici e nemici, che la fiaccola è stata consegnata a una nuova generazione di americani, nata in questo secolo, temprata dalla guerra, disciplinata da una dura e amara pace, orgogliosa della nostra antica eredità, che non vuole permettere la lenta distruzione di quei diritti umani verso i quali siamo ora impegnati noi, in patria e in tutto il mondo.
Lasciate che ogni nazione sappia – sia che ci auguri del bene, sia che ci auguri del male – che pagheremo ogni prezzo, sopporteremo ogni carico, affronteremo ogni difficoltà, aiuteremo ogni amico, ci opporremo a ogni nemico, pur di assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà.
Ci impegniamo a fare molto, e anche di più.
Verso quei vecchi alleati con i quali condividiamo origini culturali e spirituali, ci impegniamo con la lealtà dei fedeli amici. Uniti, c’è poco che non si possa fare, in un clima di accordo e cooperazione. Divisi, c’è poco che si possa fare, perché a quel punto non oseremmo lanciare una potente sfida ai problemi e crolleremmo rovinosamente in pezzi.
Ai nuovi stati ai quali diamo il benvenuto nel novero dei paesi liberi, diamo la nostra parola che non è stato posto termine a un controllo coloniale solo perché venisse rimpiazzato da una tirannia ancora più dura. Non ci aspetteremo sempre che appoggino i nostri punti di vista, ma speriamo di vederli sempre sostenere la loro stessa libertà, e che ricordino come, in passato, quelli che stupidamente cercavano il potere cavalcando la tigre hanno fatto una brutta fine.
A coloro che nelle capanne e nei villaggi di met

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