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I Dialoghi di Confucio 3


Tzu-kung chiese:
“Perchè si dice che K’ung Wen-tzu era colto?”
“Era intelligente ed amante dello studio, non si vergognava di domandare agli inferiori”
rispose Confucio. “Per questo era detto colto”. Kung-hsi Hua osservò:
“Yu ha chiesto se doveva mettere subito in pratica un ammaestramento appena ricevuto e il Maestro
gli ha detto: tuo padre e il tuo fratello maggiore sono in vita.
Chiu ha posta la stessa domanda e Il Maestro gli ha risposto:
metti subito in pratica un ammaestramento appena ricevuto.
Sono perplesso e ardisco interrogare.
“Chiu si tira indietro, perciò lo spingo avanti” disse Confucio.
“Yu invece si spinge avanti più degli altri, perciò lo tiro indietro”. Tzu-lu disse:
“Il principe dei Wei attende di affidarti un incarico di governo.
Che farai per prima cosa?”
“E’ assolutamente necessario ridare ai nomi il loro vero significato” rispose Confucio.
“Proprio questo!” esclamò Tzu-lu.
“O Maestro, tu perdi di vista il tuo scopo, che è governare. A che pro questa rettifica?”
“Come sei rozzo, o Yu!” esclamò Confucio.
“Il saggio è prudente in ciò che non sa.
Se i nomi non sono corretti, le parole non corrispondono alla realtà;
se le parole non corrispondono, gli affari non giungono a compimento;
se gli affari non giungono a compimento, non fioriscono i riti e la musica;
se non fioriscono i riti e la musica, i castighi e le pene non sono giustamente irrogati,
il popolo non sa come muovere le mani e i piedi.
Perciò, quando il saggio nomina qualcosa deve potersi dire così; quando dice, deve potersi eseguire.
Nell’uso della parole il saggio non è mai improprio.”

Da “I Dialoghi ” Confucio

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