Così Hermann Hesse scriveva a Martin Buber:
“Tra suoi scritti, Il cammino dell’uomo è indubbiamente quanto di più bello io abbia letto. La ringrazio di cuore per questo dono così prezioso e inesauribile. Lascerò che mi parli ancora molto spesso”.
Un autentico capolavoro in miniatura (si tratta di sole 50 pagine); non è un libro sul management, ma è un testo che ogni manager dovrebbe leggere e studiare perché parla al cuore di ogni uomo, in ogni tempo e in ogni situazione. Ogni leader che voglia ritenersi tale non può non confrontarsi con la profondità della natura umana, non può non essere indotto a pensare e ad imboccare, per se stesso e per le persone che guida il cammino di un’autentica crescita umana in armonia con gli altri uomini e con il mondo intero.
Il cammino dell’uomo contiene un messaggio sull’uomo e sull’educazione dell’uomo. Buber ci vuole parlare dell’uomo nel suo rapporto con se stesso, con gli altri uomini, con il mondo e con Dio e qui lo fa con una profonda preoccupazione pedagogica.
L’itinerario per la crescita, la maturità e l’autenticità dell’uomo passa attraverso il “tornare a se stesso”, ma anche per “l’andare verso se stesso”. L’uomo deve cioè fare della sua vita un cammino rispondendo alla domanda “Dove sei?”, senza tentativi di nascondimento. La risposta a questa domanda induce a prendere coscienza che davanti ad ogni uomo sta una via del tutto particolare e sua propria. Ogni tentativo di imitazione di ciò che è già stato percorso sarebbe una sterile ripetizione. Ogni pretesa che la propria via precluda ad altri la loro sarebbe semplicemente assurda. Non esiste una via unica, occorre invece scegliere la propria e scegliere vuol dire rinunciare.
Nel mondo futuro – dice un rabbino citato dall’Autore – non mi si chiederà: “Perché non sei stato Mosè?”, bensì: “Perché non sei stato te stesso?”
Ognuno ha la sua via e, sceltala, deve perseguirla con risolutezza, abbandonando la concezione dell’esistenza come accumulo di esperienze diverse: la decisione deve essere forte e risolutiva, senza tributi pagati al mito delle diverse esperienze che produce solo dilettantismo.
L’uomo è un essere diviso, contraddittorio, complicato, ma può conoscere il miracolo dell’unificazione mettendo la propria volontà in sinergia con la forza divina che giace nelle sue profondità. Solo l’uomo unificato può compiere l’opera intera e non operare rammendi. Tutte le forze devono essere implicate nell’azione, tutte le componenti del suo essere, tutte le sue membra, altrimenti l’uomo resta schizofrenico.
E’ necessario, dunque, cominciare da se stessi, con la coscienza che un uomo autentico contribuisce alla trasformazione del mondo solo attraverso la propria trasformazione.
Il conflitto con gli altri ha sempre la radice in se stessi e solo nella propria trasformazione risiede la possibilità dell’autentica apertura alla relazione io-tu.
Poiché riguarda la condizione dell’uomo in generale, questo piccolo preziosissimo libro è rivolto a tutti. Per Buber “l’educazione ha il significato di un’alta disciplina o ascesi: una disciplina rivolta gioiosamente al mondo, per amore della responsabilità di un compito affidatoci dalla vita, sul quale dobbiamo agire senza l’intromissione né del desiderio di potenza, né dell’eroismo.”
Libro consigliato per la formazione aziendale