“Noi possiamo realizzare le nostre mete solo a condizione di dedicarvi una grande energia ed essere attivi, instancabili. Perché una impresa riesca, per essere un vero leader, occorre una dedizione totale.” Come si diventa leader? Da cosa si riconosce il vero capo, capace di farsi seguire dalle persone che lo circondano? Quali sono i pericoli che deve affrontare chi comanda? Quali doti deve possedere chi aspira a essere e a rimanere un leader autorevole e rispettato? Da che cosa nasce la capacità (e il desiderio) di comandare? Quali e quante energie richiede? Ma, prima di tutto, che cosa si intende per “comando”?
Alberoni risponde, partendo da un punto di vista particolare, a queste domande sostanziali. Con un linguaggio chiaro e “oggettivo” pone l’accento su alcune personali tesi sociologiche e politiche: ad esempio sulla minore capacità di rappresentanza e di autorità nelle democrazie parlamentari in cui il Presidente del Consiglio è designato dal Presidente dello Stato e non eletto direttamente dal popolo. Ma al di là dell’esempio dell’arte del comando in politica, l’autore analizza i molti altri momenti in cui questa attitudine si esprime: nelle aziende, nella famiglia, nella cultura. Ma questo “principe” è dotato di ben altre virtù rispetto a quello del Machiavelli, e prima di tutto è caratterizzato da una forte tensione morale. Qualità come la sincerità, l’umiltà, la giustizia permettono al leader di legittimare la propria supremazia e la rendono salda e duratura. Gli uomini entusiasti ed ottimisti, meglio se giovani, sono i migliori allievi, se il maestro è capace di farne germogliare le capacità, e sarà proprio questo tipo di individuo l’erede fedele del comando, dopo essere stato un altrettanto fedele collaboratore del capo.
Un testo che è anche un trattato per il buon manager ricco di consigli pratici e quotidiani che anche ogni padre e ogni madre dovrebbe praticare nei confronti dei piccoli “sudditi” casalinghi, i figli. E’ il 26° libro dell’autore; un libro diviso in tre parti fondamentali: L’arte del giusto comando (I parte), Tipi umani (II parte), Il volto demoniaco del potere (III parte). Perché questo libro? E’ lo stesso autore a spiegare che il suo libro non intende insegnare come conquistare o come detenere il potere, ma piuttosto come sia possibile esercitare il potere ed ottenere l’efficienza agendo moralmente. Nell’epilogo, egli afferma: «Negli ultimi anni, infatti, l’Occidente sta perdendo i suoi valori perché ha lasciato pericolosamente indebolire le grandi istituzioni educative che sostenevano la moralità pubblica e privata: patria, stato, chiesa, esercito, partito, scuola e famiglia». E’ tempo quindi di rivisitare il concetto di virtù proprie dell’uomo autodiretto (Riesman) che ha come modello di vita le virtù. Quest’ultime sono viste come azioni che si incarnano in persone, che si concretizzano in azioni moralmente positive e praticabili.
Libro suggerito per la formazione aziendale