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“L’arte di ottenere ragione” di Arthur Schopenhauer


ottenere ragione

Questo trattatello, vera perla nascosta negli scritti postumi di Schopenhauer, qui per la prima volta tradotto in italiano, venne elaborato «come un pulito preparato anatomico» per dare una sistemazione formale agli «artifici disonesti ricorrenti nelle dispute». Schopenhauer fornisce trentotto stratagemmi, leciti e illeciti, a cui ricorrere per «ottenere» ragione: per difenderla quando la si ha, e per farsela dare quando sta dalla parte dell’avversario. Lettura attraente e quanto mai utile: con freddezza classificatoria Schopenhauer ci indica «le vie traverse e i trucchi di cui si serve l’ordinaria natura umana per celare i suoi difetti».

Ma, nello stesso tempo, si tratta di un testo che si situa in un crocevia memorabile del pensiero moderno: negli stessi anni in cui Hegel indicava nella dialettica la via per giungere al culmine dello Spirito, il suo irriducibile antagonista Schopenhauer la raccomandava come fioretto da impugnare in quella «scherma spirituale» che è il discutere, senza badare alla verità. Contro Hegel, Schopenhauer si presenta qui come un «maestro di scherma che non considera chi abbia effettivamente ragione nella contesa che ha dato origine al duello», ma si preoccupa unicamente di insegnare a «colpire e parare», giacché «questo è quello che conta». Le ragioni sottintese in questo duro contrasto sono illustrate nel saggio di Franco Volpi che accompagna il testo.

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