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“L’intelligenza emotiva” di Daniel Goleman


L’attuale dibattito sulle “competenze” tende a mettere in luce la necessità di definire curricola che prevedano non solo l’acquisizione di conoscenze (i saperi), ma anche il saper fare (abilità) e il saper essere (comportamenti), in relazione ai mutamenti del sistema economico, sociale, culturale e del quadro di riferimento valoriale. La proposta di Goleman di educare all’intelligenza emozionale, da cui dipendono anche l’intelligenza cognitiva e la capacità di motivare e di guidare se stessi nell’azione operativa, ha destato grande interesse in ambito internazionale, promuovendo una serie di pubblicazioni successive, riferite ad ambiti specifici.
L’apprendimento emozionale viene connesso alla sicurezza sociale: nelle scuole si dovrebbe insegnare l’autoconsapevolezza, a contenere le emozioni incanalandole in armonia con il compito, a risolvere positivamente i conflitti e a sviluppare l’empatia. L’intelligenza emotiva viene analizzata in connessione con i modelli di intelligenza multipla che, tra le sette forme di intelligenza, individua l’intelligenza personale, distinguendone l’aspetto interpersonale da quello intrapersonale.
Goleman va oltre la tesi di Gardner, al quale rimprovera di essere rimasto troppo legato al modello di mente proprio delle scienze cognitive e di aver lasciato inesplorati due concetti: “la possibilità che l’intelligenza sia presente nelle emozioni e l’educabilità della stessa”.
E’ fondamentale l’opportunità offerta all’infanzia, definita da Goleman “una finestra aperta” per modellare le inclinazioni emotive destinate a durare tutta la vita.

Accanto all’alfabetizzazione culturale dovrebbe, secondo l’autore, trovare posto nei curricoli anche l’alfabetizzazione emotiva.

In modo particolare:
Essere autoconsapevoli: osservare se stessi e riconoscere i propri sentimenti.

Decidere personalmente: esaminare le proprie azioni e prevedere le conseguenze, sapere se una decisione è dettata da un pensiero o da un sentimento.

Controllare i sentimenti: cogliere i messaggi negativi e le autodenigrazioni, capire cosa c’è dietro un sentimento, trovare il modo di controllare la tristezza, la collera, l’ansia.

Essere empatici: comprendere i sentimenti e le preoccupazioni degli altri; prospettare un fatto da diversi punti di vista.

Comunicare: esprimere con efficacia i propri sentimenti; saper ascoltare, domandare, esprimere un punto di vista; distinguere fra ciò che qualcuno fa o dice e le proprie reazioni o giudizi al riguardo.

Essere perspicaci: identificare modelli tipici nella propria vita emotiva e nelle proprie reazioni, riconoscere modelli simili negli altri.

Autoaccettarsi: riconoscere i propri punti di forza e di debolezza; essere capaci di ridere di se stessi; accettare i propri sentimenti e umori; sviluppare prospettive realistiche di autopromozione.

Essere personalmente responsabili: assumersi responsabilità, portare a compimento gli impegni assunti, riconoscere le conseguenze delle proprie decisioni e azioni; affermare i propri interessi e sentimenti senza passività o collera;

Saper entrare nella dinamica di gruppo: saper collaborare; sapere quando e come comandare e quando e come eseguire.

Saper risolvere conflitti: saper affrontare lealmente compagni e genitori.

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