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“Momenti di gloria” di Hugh Hudson


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Da dove viene la forza per arrivare alla fine della corsa?
È soltanto la voglia di vincere che spinge una persona a raccogliere tutte le proprie forze, per raggiungere la meta prima dell’altro?
Certo, la voglia di vincere e il desiderio di competere per eccellere sono determinanti, ma è solo la voglia di superare gli altri che ci dà la possibilità di dare il massimo?Da dove nasce veramente questa volontà di “riuscire”?
Forse è dentro di noi.
Prima di tutto vogliamo dimostrare a noi stessi di essere in grado di superarci: “competere per vincere sugli altri o con se stessi?”.
E chi compete con noi è un avversario da battere o un’opportunità per dare sempre di più e scoprire il nostro reale potenziale?
Cosa fare per esprimere il massimo?
Bastano le doti personali o sono necessari preparazione e allenamento continuo che mirino alla ricerca della perfezione?”MOMENTI di GLORIA”, ispirato a una storia vera, narra della preparazione atletica e dell’avventura olimpionica di un gruppo di universitari britannici selezionati per correre alle Olimpiadi di Parigi nel 1924.
Il loro successo porterà onore alla Nazione; ma per due corridori in particolare, Harold ed Eric, l’onore in gioco è anche quello personale. Nasce la sfida che non è solo con l’altro ma è soprattutto con se stesso.

Un film denso di sentimenti dove sono presenti i valori dell’amicizia, dell’amore, del rispetto per l’avversario, della fede e dell’appartenenza.
È bello ascoltare dai protagonisti frasi del tipo “si può glorificare Dio anche sbucciando una patata, basta che la sbucci alla perfezione” oppure “mi piace più dare riconoscimenti che riceverli” ed ancora “non vince il più forte ma il più coraggioso”.

Un pellicola coinvolgente, girata in parte in un college a Cambridge, dove il cameratismo universitario genera un clima di grande affiatamento e positività (da non perdere la scena nella quale Harold, appena arrivato nel college, decide di correre i 188 passi del perimetro del piazzale entro i 12 rintocchi dell’orologio). Affascinanti le scene delle gare finali sottolineate dalle splendida colonna sonora di Vangelis (vincitore dell’Oscar) Hugh Hudson, che aveva già diretto “Greystoke”, in questo film trasmette chiaramente la tesi che la voglia di vincere nasce soprattutto da una visione: lasciare qualcosa di noi che venga ricordato in avvenire e quindi vincere oggi per essere protagonisti anche quando non ci saremo più.
Ecco perché il film inizia con Harold che, ormai ottuagenario, ricorda i suoi compagni delle Olimpiadi del ’24 con la frase: “siamo qui per onorare la memoria di quei pochi giovani che vissero con la speranza nei cuori e le ali ai piedi”.

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