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“Will Hunting – Genio Ribelle” di Gus Van Sant


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La prima parola che la visione di questo film suggerisce è “chiaroscuro”. Chiaroscuro psicologico e sociale, chiaroscuro nel linguaggio, chiaroscuro dei personaggi. Probabilmente sta proprio qui, nei forti contrasti così ben giocati, la genialità della sceneggiatura e la bellezza del film.
La sceneggiatura, per la quale il film ha ottenuto uno dei suoi due Oscar, è stata scritta, fatto non trascurabile da due ragazzi: Matt Demon e Ben Affleck, protagonista uno e spalla l’altro, con una maturità da veterani e un’intensità rara.
Sublime l’interpretazione di Robin Williams, capace di trasformarsi nel corso della sua carriera dal grande istrione qual è in perfetto attore drammatico.
Affascinante il rapporto psichiatra – paziente e poi quasi padre – figlio che instaura tra Sean Maguire (Robin Williams) e Will (Matt Damon), entrambi con storie dolorose e dure da digerire alle spalle.
Il film contiene dialoghi stupendi, che fanno riflettere sul senso della vita, dei rapporti personali, sul significato del successo, dell’amore.

Niente è banalizzato: i personaggi sono dipinti a tutto tondo, ognuno con pregi e difetti, ognuno con qualcosa da migliorare. Non ci sono modelli di bontà o di perfezione: sono tutti uomini in carne ed ossa, che cercano di dare alla propria vita il giusto significato. Non tutti colgono nel segno.
Gli screzi tra Gerrard Lambeau (Stellan Skarskgard), affermato professore di matematica all’Università con tanto di medaglia Field e il povero psichiatra suo ex collega a cui affida il nuovo pupillo sono illuminanti.
Tutto si gioca su cosa dà senso alla propria esistenza: la fama? Il successo? Una famiglia?
Atrraverso gli occhi di Will Hunting, ragazzo dotato di capacità straordinarie, orfano, vissuto in un quartiere malfamato ed incline alla violenza ed ai rapporti sociali instabili (tranne che per il suo gruppetto – branco di amici inseparabili) questi interrogativi emergono la prima volta che viene messo di fronte alla realtà della proprie capacità, alle responsabilità che ne derivano ed alle quali vorrebbe sottrarsi.
Il film è crudo nel linguaggio, volendo ritrarre l’ambiente dei ragazzi di un povero quartiere di Boston e le loro abitudini; alcuni dialoghi sono in po’ pesanti.
Il regista si è limitato a seguire gli attori nelle loro performance, considerata l’eccezionalità del cast.
La musica è adatta, la fotografia appropriata.
Il risultato finale è un film di valore, da guardare e riguardare e su cui riflettere.

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