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“Amistad” di Steven Spielberg


locandino amistad

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“La libertà è uno dei doni più preziosi dal cielo concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita, quando per lo contrario la schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini.”
(Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancia)

Anche non siamo così fuori dal mondo da credere che la schiavitù sia del tutto vinta, è pur vero che quando di schiavitù parliamo ci riferiamo a un periodo ben preciso nel tempo e a luoghi ben identificati nello spazio. Intendiamo la tratta di creature umane che iniziando dall’Africa nera, varcando l’Oceano Atlantico, si concludeva sulle coste del centro e nord America. E ‘ di questo che si parla in Amistad.

Amistad non è l’amicizia. Amistad è una nave, di schiavi, che dalla Sierra Leone vengono portati a Cuba per essere rivenduti in Florida. Sarà il caso, o sarà che prima o poi un Don Chisciotte spunta dappertutto, ma questo “carico” non arriva a destinazione. Gli schiavi si ribellano, si ammutinano, si impossessano della nave e cercano la libertà.
Vengono nuovamente reclusi, questa volta per essere processati, per essere giudicati. Meritano o no di essere liberi? Sono o non sono nati davvero in Africa? Perché solo dimostrando la loro origine si potrebbe dire che sono oggetto dell’illecito traffico. E sebbene un giudice mosso a compassione sostenga di che lo sono, il caso non si ferma e viene portato di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Troppo interessi in gioco, troppe teste coronate coinvolte.

Fino all’arringa finale dell’ex presidente John Quincy Adams (Anthony Hopkins ha sfiorato l’Oscar per l’interpretazione) che va a segno, nei cuori e nel codice e costringe i giudici, di fatto, a decretare la verità.
La storia è vera, ma Spielberg ci mette il suo. E quando lo fa ne escono capolavori.
Un film tremendo, bellissimo, commovente. Un cast di attori di primissimo livello.
E la Libertà uno dei doni più preziosi ricevuti. E bistrattati.

Mario Fumagalli

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