Cerca
Cerca
Close this search box.

Arte e cultura – una serata veramente coinvolgente


Lo scorso 27 ottobre la banca ha organizzato presso il Teatro Comunale di San Felice sul Panaro una serata di musica Jazz con la presenza del maestro bolognese Marco Di Marco accompagnato dai musicisti Davide Mantovani (al contrabbasso) Daniel Crosby (alla batteria) e special guest Nathan Haines virtuoso saxsofonista e flautista neo zelandese. La serata ha rappresentato per tutti gli spettatori una coinvolgente esperienza di, come viene definita dagli appassionati, “Jazz Session”. Il maestro Di Marco ha infatti avuto il merito di accompagnare tutto il pubblico a scoprire il piacere di seguire la performance di un complesso jazz. Durante l’esibizione, infatti oltre ai brani, i musicisti hanno affascinato il teatro con la loro interazione interpretativa: ogni componente era valorizzato sia come singolo sia come parte di un insieme. Uno degli aspetti più interessanti della serata è stato osservare il piacere dei musicisti nel suonare insieme, nell’improvvisare, nell’ascoltarsi ed aspettarsi vicendevolmente consapevoli che l’obbiettivo comune era “l’esibizione” e quello che veniva trasmesso al pubblico presente in sala. Dato il successo riscosso dal concerto, testimoniato direttamente nei giorni successivi dai ringraziamenti di molti che hanno assistito alla serata, ci è sembrato interessante approfondire l’argomento Jazz paragonando il genere musicale e tentando una trasposizione con alcuni aspetti organizzativi e manageriali di un’impresa economica. Per fare questo abbiamo organizzato una chiacchierata amichevole (quasi fosse un “duetto”) tra un musicista ed un esperto di management. Il maestro Marco Di Marco ha acconsentito immediatamente, divertito dall’idea, allo stesso modo abbiamo coinvolto Maurizio Morini (fondatore di “Trainig Meta srl” con 27 anni di esperienza in formazione manageriale ad alto livello) appassionato di jazz presente alla serata e formatore della Banca. Entrambi hanno risposto a quattro domande fornendo ognuno il proprio punto di vista.

Domanda: Quanto conta il rispetto e la valorizzazione delle competenze altrui all’interno di un gruppo di lavoro (tipo complesso Jazz)?

MAURIZIO MORINI

E’ fondamentale, tutti lo sostengono ma non tutti ci riescono; la domanda è come aumentare le probabilità di raggiungerlo? Innanzi tutto con l’ascolto reciproco: è ascoltando l’altro che puoi riconoscere e rispettare il suo stile, adeguarti ad esso, apprezzarlo, esserne ispirato, aver voglia di emularlo e dare il meglio di te. In secondo luogo la fiducia nell’altro, lasciando il giusto spazio alla sua performance e sostenendola con tutti i tuoi mezzi; la fiducia viene dalla conoscenza reciproca e dal rispetto delle singole peculiarità vedendo la differenza come una ricchezza. Ciò ti porta anche ad accettare l’errore del collega aiutandolo a superarlo. In terzo luogo saper godere del successo altrui senza invidia, come quando il leader del gruppo gode dell’applauso alla fine di un assolo e indica con orgoglio il suo collega.  In questo  modo il talento di ognuno contribuisce alla performance collettiva.

MARCO DI MARCO

Nella mia lunga carriera di musicista vissuta nel mondo a contatto con i grandi Maestri del jazz (Bill Evans, Keith Jarrett, Chet Baker, Dexter Gordon ecc.) che mi hanno onorato della loro amicizia, con la loro meravigliosa creatività e grande disponibilità nell’arricchire le mie conoscenze musicali in uno scambio continuo di reciproche culture ed esperienze, ho avuto il grande privilegio di poter scegliere sempre i musicisti che avrebbero formato i miei gruppi, spaziando da Parigi a New York ed a Londra. La musica a questi livelli porta ad una cementazione spirituale e ad una unione fraterna nella quale il rispetto e la valorizzazione reciproca avvengono con grande naturalezza.
Domanda: Che ruolo gioca la preparazione e lo studio personale all’interno di una performance caratterizzata dall’improvvisazione di gruppo?

MAURIZIO MORINI

Credo che il jazz possa insegnare più di ogni altro tipo di musica che l’improvvisazione diventa arte quando alla base ci sono anni di duro lavoro; si raggiunge l’eccellenza con il talento più anni di impegno e sacrifici. Viene in mente Mark Twain che diceva: ” impiego 4 ore a preparare un discorso improvvisato di 3 minuti”. Anche nelle aziende si può dire che il 90% del successo è traspirazione e il 10% ispirazione. Quando cerchiamo vie brevi per raggiungere un risultato mettiamo a rischio la credibilità nostra e dell’organizzazione. Curare quasi maniacalmente la propria preparazione è anche una forma di rispetto per se stessi, i colleghi e i clienti/pubblico, quindi un fatto etico.

MARCO DI MARCO

La musica richiede una profonda preparazione tecnica dello strumento, uno studio continuo dell’armonia e della composizione, oltre ad una predisposizione artistica innata. L’arte dell’improvvisazione è consequenziale e richiede essa stessa una preparazione ed una cultura che spaziano dalla conoscenza dell’armonia, alla creatività, alla tecnica strumentale. Senza tutte queste qualità fondamentali non è possibile sviluppare un discorso jazzistico adeguato.
Domanda: Specializzazione ed integrazione (perni dell’organizzazione aziendale), come si declinano in un gruppo di lavoro?

MAURIZIO MORINI

Intanto serve un progetto comune e condiviso, una visione in cui ci si riconosce. Può essere uno stile, un insieme di valori, la realizzazione di qualcosa di  nuovo, riconoscere radici comuni. Se manca questo prevalgono le spinte centrifughe e ognuno pensa per sé. A quel punto la specializzazione diventa addirittura un problema: puoi essere un fenomeno nel tuo ambito ma senza gli altri non puoi comunque esprimerti al meglio e rischi di non essere capito e apprezzato nemmeno all’esterno. Se questo c’è allora si mette la propria “specialità” al servizio del team, adeguandola alle esigenze di quel risultato atteso, condividendo i propri “segreti”, aiutando a crescere i meno affermati.

MARCO DI MARCO

Capisco l’intento di unire la specializzazione e l’integrazione in un’organizzazione aziendale. Ho diviso gran parte della mia vita tra l’attività di dottore commercialista e quella di musicista, ma sono sempre stato molto attento a non mescolarle fra loro. Ho la fortuna come musicista, di vivere qualcosa di straordinariamente meraviglioso che non può assimilare nulla alla musica. Ogni suonatore vive la propria sensibilità in modo intimamente personale Continuo a ripetermi di essere costantemente alla ricerca della poesia della mia vita, nella speranza di non trovarla mai. Chi compone è talmente severo con se stesso che forse solo nel piacere di suonare con un gruppo trova un’accondiscendente ristoro.
Domanda: Come la musica Jazz può essere metafora dell’organizzazione aziendale?

MAURIZIO MORINI

La creatività è sempre più importante anche nel mondo del lavoro e non arriva da sé ma dall’impegno, dalle visioni condivise, da comportamenti precisi. Oltre a quelli già commentati aggiungo il piacere, la gioia di fare qualcosa che ti realizza, che ti emoziona. Come puoi raggiungere performance eccellenti se non hai passione per quello che fai, se non ti diverti facendolo, se non ti piace condividerne l’emozione e l’esito?   Ecco un ambito sul quale molte aziende possono apprendere dal jazz: musicisti e pubblico uniti nella stessa emozione, che vale a dire azienda e clienti uniti nella stessa tensione ad un comune risultato, positivo per entrambi.

MARCO DI MARCO

La musica riesce ad essere qualcosa di straordinaria bellezza, un dono divino che la rende non paragonabile ad altre arti, soprattutto per l’immediatezza sonora di raggiungere l’ascoltatore senza la mediazione di altri mezzi. Mi piacerebbe che la musica jazz fosse utilizzata come paragone della vita aziendale ciò significherebbe che la creatività, la sensibilità e la poesia diventerebbero aspetti importanti dello stile manageriale, ma forse anche questo è solo un sogno romantico di un musicista..
Federico Mazzoli.
Responsabile marketing

// Cerca
// Articoli recenti
// Categorie