Un autentico gioiello. Accolto trionfalmente al Festival di Roma, Radu Mihaileanu torna finalmente in sala 12 anni dopo Train de Vie e 5 dopo Vai e Vivrai con questo splendido, divertente e commovente Il Concerto. Giocando con la sua inimitabile ironia, Mihaileanu si conferma il “Benigni rumeno”, portando in sala la stramba, surreale, originale e deliziosa stroria di Andrei Filipov, il più grande direttore d’orchestra dell’Unione Sovietica, licenziato in tronco ed umiliato per essersi rifiutato di cacciare alcuni musicisti ebrei, nel pieno del regime comunista. Un genio musicale che si ritrova così, dopo 30 anni, sempre al Bolshoi, storica Orchestra russa, ma come uomo delle pulizie. Il destino bussa però alla porta di Filipov, con un fax, indirizzato al Direttore del Bolshoi, che finisce casualmente tra le sue mani. La comunicazione arriva da Parigi, dal Theatre du Chatelet, che invita l’orchestra ufficiale a suonare nella capitale francese.
Un’occasione più unica che rara per Andrei, da tre decenni desideroso di riscatto ed ora pronto ad approfittarne, riunendo i suoi vecchi amici musicisti, spacciandoli per l’Orchestra del Bolshoi…
Si può rendere un film totalmente incentrato sulla musica classica un piccolo, godibile ed emozionante capolavoro di comicità? Sì, se siete Radu Mihaileanu. Candidato a 6 Oscar francesi, Miglior Film, Regia, Sceneggiatura, Suono, Colonna Sonora, Montaggio, Il Concerto riesce a portare al cinema una fine e sublime metafora del comunismo che fu, con il classico di Cajkovskij chiamato a rappresentare l’equilibrio perfetto tra singolo e collettività, arrivando così all’armonia assoluta, e quindi al benessere sociale…