Dunque tutti i sensi devono essere addestrati alla sopportazione: essi sono per natura tolleranti; basta che l’animo la smetta di guastarli, l’animo che ogni giorno dovrebbe essere chiamato a rendere i conti. Sestio, a giornata finita, ritirandosi in camera per riposare, interrogava l’animo suo: “Di quale difetto ti sei guarito oggi? A quale vizio hai opposto resistenza? In che cosa sei diventato migliore?”.
La collera svanirà o si modererà, se saprà di doversi presentare ogni giorno davanti al giudice.
Che cosa c’è di più bello di esaminare la giornata trascorsa? Come sarà sereno e libero il sonno che seguirà a questo esame di coscienza, quando lo spirito è stato lodato o ammonito e, osservatore e censore di se stesso, ha conquistato la piena conoscenza del suo comportamento.
Io uso questa facoltà e ogni giorno discuto la mia causa davanti a me stesso. Quando è stata portata via la lucerna e mia moglie, che conosce le mie abitudini, ha fatto silenzio, io esamino l’intera giornata, riconsidero tutto ciò che ho fatto e detto, non celo nulla, non tralascio nulla. Perché mai dovrei temere ciascuno dei miei errori, dal momento che posso dire: “Cerca di non farlo più: per questa volta ti perdono. In quella discussione sei stato troppo vibrato; in futuro non metterti più a discutere con degli ignoranti. Coloro che non hanno mai imparato nulla, non vogliono imparare. Hai ammonito quel tale più duramente di quanto avresti dovuto, e così non l’hai emendato, ma offeso, d’ora innanzi considera non solo se ciò che dici sia vero, ma anche se colui cui lo dici sia in grado di sopportare la verità: il buono gode di essere ammonito, i cattivi male tollerano che qualcuno li guidi”.
Seneca
da “Dialoghi”