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La favola del samurai


Suny aveva intuito di essere in prossimità della fine dei suoi giorni.
Sentiva il dovere di consegnare la responsabilità del suo compito ad un saggio degno di tale impegno.
Suny ricopriva la carica di selezionatore ultimo del samurai: a lui spettava decretare inappellabilmente la presenza delle attitudini in grado di ricoprire tale ruolo.
Nella sua vita non aveva mai errato una valutazione e nessuno aveva mai osato chiedergli i criteri di valutazione che utilizzava.
Ora il tempo era giugno. Suny chiamò a sé il saggio samurai Soyoky. Soyoky si sedette accanto al vecchio saggio ed ascoltò.
Suny raddrizzò faticosamente la schiena e riempì lentamente i polmoni d’aria.
L’apparente solennità era attutita dal sorriso sereno del vecchio. La vivacità del suo sguardo segnalava una straordinaria energia vitale. Suny intrecciò le dita delle sue mani con le palme rivolte verso l’alto, come a sorreggere lo scrigno dei suoi segreti: “saper ridere, pollici opponibili, equilibrio sulla pianta dei piedi, ecco i tre fuochi dell’attenzione!”
Soyoky seguiva con aria attonita e interrogativa.
“Per riconoscere un albero, basta una foglia, per conoscere un uomo bastano pochi tratti che vengono da radici profonde. Un samurai sceglie il cammino delle incertezze, delle tante risposte possibili, del nuovo, dei tanti percorsi alternativi, dove la storia può dare solo qualche indicazione, dove l’errore è cibo quotidiano, e la certezza è pessima consigliera. Un samurai dev’essere sicuro di poter rimediare i propri frequenti errori, mai certo di non sbagliare.
Deve saper giocare con l’incertezza ed ascoltarla. Chi sa giocare sa ridere di sé e del mondo, e perciò può sperare di modificarlo e modificarsi. Diffida dunque dei seriosi e dei depressi, non cambieranno mai percorsi né tracceranno nuove strade.
Ma attenzione non guardare il riso sulla bocca, esso può essere mendace. Guarda il riso negli occhi, solo gli occhi hanno briglie che giungono fino al cuore!”
Soyoky cominciava a capire.
Suny proseguì: “un samurai deve saper decidere frequentemente e spesso velocemente con poche informazioni. Guarda che i suoi pollici abbiano nocche evidenti, che siano tonici, segno di ginnastica al lavoro manuale. Il lavoro manuale e con esso quello fisico è scuola di decisioni. Non è possibile esercitare un lavoro manuale senza interrompere un pensiero incompiuto e provare, sbagliare, riprovare, apprendendo così l’arte dell’agire.
Diffida di chi ha pollici flaccidi e tremebondi, anche se maestri del pensare e del dire, non riusciranno mai a prendere in pugno la situazione. Ricordati che devi selezionare dei samurai, non degli intellettuali, dei mistici o dei politicanti!
Soyoky era ammirato dalla semplicità delle deduzioni del maestro “il corpo è lo specchio dell’attenzione – proseguì il vecchio selezionatore di samurai

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