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Lo sguardo retrospettivo


Come un operaio che coopera alla costruzione di un edificio non conosce il progetto nell’insieme o comunque non ce l’ha sempre presente, così si comporta l’uomo che fila uno per uno i giorni e le ore della sua vita nei confronti dell’insieme di quella stessa vita e del suo carattere.
Quanto più degno, ispirato a valori, coerente e personale è questo carattere, tanto più è necessario e utile che egli guardi di tanto in tanto la pianta generale, il progetto. Naturalmente è anche necessario che sia stato introdotto al principio del “conosci te stesso”, e dunque sappia ciò che veramente e prima di tutto vuole, ossia la condizione primaria della sua felicità, e quindi quello che viene al secondo e al terzo posto; come pure che riconosca quale sia in linea di principio la sua vocazione, il suo ruolo nel mondo e il suo rapporto con se stesso. Se tutto questo corrisponde a qualcosa di significativo e di rilevante, allora la vista dello schema della sua vita lo rafforzerà e lo rinfrescherà più di ogni altra cosa, gli darà entusiasmo e incoraggiamento ad agire e lo tratterrà dal prendere strade sbagliate.
Come il viandante, solo quando è arrivato su un’altura domina con lo sguardo la via percorsa, riconoscendone tutte le curve e le svolte, così noi solo alla fine di un periodo della nostra vita, o addirittura al suo termine, identifichiamo il vero nesso delle nostre azioni, delle nostre prestazioni e delle nostre opere, la loro esatta consequenzialità e concatenazione, persino il loro stesso valore. Perché fin tanto che vi siamo implicati, noi agiamo sempre secondo le qualità del nostro carattere, sotto l’influsso di varie motivazioni e secondo le nostre facoltà. Siamo dunque sempre condizionati dalla necessità, perché in ogni momento facciamo semplicemente ciò che ci sembra giusto e opportuno. Solo l’esito finale rivela che cosa abbiamo raggiunto, e lo sguardo retrospettivo all’intero schema ci mostra il come e il perché. Per questo, mentre compiamo le imprese più grandiose e creiamo opere immortali, non ne siamo consapevoli, ma sappiamo solo di fare qualcosa che corrisponde ai nostri scopi attuali, alle nostre intenzioni del momento, qualcosa dunque che – in quel momento – è giusto. Ma solo guardando l’insieme, nella sua completa articolazione, scopriremo in seguito il nostro carattere e le nostre capacità. Nel caso singolo, vediamo spesso che abbiamo preso l’unica via giusta, tra mille sbagliate, come per ispirazione, guidati dal nostro genio tutelare. Tutto questo vale nel campo teorico come in quello pratico, e, inversamente, per i cattivi risultati e per gli insuccessi.

Arthur Schopenhauer
“Consigli sulla felicità”

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