È una commedia dai molteplici spunti. All’interno del film “Quasi nemici” troviamo infatti più piste narrative da approfondire, con ricadute di taglio educational. Anzitutto c’è il tema del rapporto maestro-allievo. Siamo all’interno di un’università, luogo di ultima formazione prima dell’ingresso nel mondo del lavoro. Da un lato troviamo Neïla desiderosa di emergere ma ancora acerba, carica di tensione per il suo sentirsi una giovane di periferia, non del tutto integrata per le sue origini. La studentessa si scontra con il pregiudizio di chi è incaricato proprio della sua formazione, pertanto il sentimento di ostilità e di insofferenza cresce ulteriormente. E poi c’è il prof. Mazard, arrivato professionalmente come accademico e non più stimolato dalla propria attività; con indelicatezza si rapporta ai suoi studenti e inciampa rumorosamente in un incidente dalle forti risonanze mediatiche.
Questo cortocircuito diventa però l’occasione per fermarsi e ripartire da relazioni più autentiche, rispettose dei ruoli. Il prof. Mazard recupera il passo giusto nell’esercizio della propria professione, mentre Neïla ha finalmente l’opportunità per abbandonare la logica del sospetto e affidarsi genuinamente al percorso formativo che le si dipana davanti. È pronta a cogliere le opportunità dell’ambiente universitario, a farsi guidare da un vero maestro.
Altro tema poi che acquista centralità nella narrazione è l’uso dei media, tra opportunità e distorsioni. Si veda, infatti, la sequenza iniziale del film quando tanto il prof. Mazard quanto la comunità studentesca si lasciano andare a facili strumentalizzazioni a sfondo razziale, che restituiscono un’istantanea della Francia (ma non solo…) di oggi. Tale conflitto acquista una dimensione virale, fragorosa, quando i giovani condividono tutto in Rete; ciò apre inevitabilmente riflessioni su come i media possano rivelarsi in alcuni casi strumenti di divisione e frammentazione della comunità anziché di inclusione. Il conflitto non viene risolto nella comunità, ma si propaga nella community in maniera incontrollata.
A queste riflessioni si aggiunge infine, come indicato, il tema dell’integrazione, sottolineando come la società attuale presenti momenti di facile incomprensione e di non accettazione dell’“altro”, spingendo le relazioni formative, professionali e interpersonali più verso il conflitto che l’incontro, la condivisione.
Tutte queste proposte narrative sono affrontate nel film “Quasi nemici” di Yvan Attal con uno stile fresco e frizzante; grazie a una buona sceneggiatura, che dosa le tematiche con raccordi garbati e umoristici, l’opera mantiene dinamismo e originalità, proponendosi come una buona occasione educativa, certamente valida per riflessioni e dibattiti.
Ottima la performance di Daniel Auteuil, che tratteggia con cura il ruolo del professore stanco e altezzoso, ma del tutto non rassegnato; Auteuil è bravo nel rendere il percorso di cambiamento del personaggio, che da duro e spigoloso ritrova uno sguardo aperto sulla vita e sul prossimo.