Il regista francese Jean-Pierre Ameris si avvale del realismo magico unito al potere anestetizzante e afrodisiaco che da sempre contraddistingue la cioccolata, dolce e amara a un tempo, per narrare la storia di due esistenze strappate al loro solipsismo (indotto da una iper-emotività che sconfina nell’asocialità) e unite in virtù di una passione dolciaria destinata a far convergere le loro strade. Sulla scia di sognanti atmosfere tutte français che richiamano alla mente il duo Binoche-Depp di Chocolat, Améris riadatta a un tempo presente (che rimane però sempre fedele a una evasiva atemporalità) la favola di un lui e una lei ostacolati dalla loro stessa paura di vivere, provare emozioni, rischiare. Una condizione di umana difficoltà comune a così tante persone da aver dato vita a veri e propri gruppi (il primo – negli Sati Uniti- risale al 1971) di riabilitazione emotiva’ che si pongono come obbiettivo quello di far aprire gli emotivi alla vita, ristabilire nelle loro vite un senso di fiducia nei confronti del prossimo e del mondo. Ed è proprio osservando e studiando le realtà di questi gruppi che il regista francese accende i riflettori sui meccanismi – a volte diabolici – di un’emotività che, se non incanalata verso la creatività, può tradursi in impossibilità di vivere.