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“Il Migliore” di Barry Levinson


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L’eterna lotta tra successo e fallimento, tra il talento inteso come la capacità di fare ogni cosa con naturalezza (non a caso il titolo originale è “The Natural”) e l’abnegazione intesa come duro lavoro per arrivare al risultato.
Un Robert Redford ombroso, sfuggente, interpreta il classico ragazzo di campagna, dai capelli color del grano e dal braccio mancino che nella Major League di baseball potrebbe valere contratti a cinque zeri.
Siamo negli anni ‘20 quando il giovane Roy Hobbs è in viaggio per Chicago e verso la gloria. Il talento lo mette in luce, anche in una scommessa nata per caso sui binari, durante una sosta del treno; ma il talento non basta a preservarlo. Il talento lo fa conoscere ai più, anche alla persona sbagliata, alla donna sbagliata, e non gli evita una pallottola d’argento destinata a troncare la carriera dei numeri uno.
La carriera di Roy Hobbes, stella nascente del baseball finisce proprio così, prima ancora di iniziare. Una folle lo avvicina, lo seduce, gli spara con l’intento di ucciderlo e poi si suicida gettandosi dalla finestra.
Il volto del bel ragazzo di campagna passa dalle figurine da collezione alle foto della cronaca nera. E in un battito di ciglia svaniscono quindici anni: di carriera e di vita spezzate.Dopo questo black out, l’ex giovane prodigio si ritrova, alla soglia dei quarant’anni, a sgomitare per sopravvivere nelle minors, le leghe delle occasioni mancate e dei sogni infranti. Ha perso gli affetti più cari, ha perso la propria dignità, gli resta solo la mazza da gioco, Wonderboy l’ha chiamata, che aveva costruito col legno di un albero abbattuto da un fulmine nel cortile di casa.
Il talento non muore mai. E il talento, se bene indirizzato, torna a risplendere. Anche dopo una vita da fallito, anche dopo mille occasioni mancate.
Roy finalmente inizia a giocare e gioca sul serio. Chi diavolo è questo tizio sconosciuto che batte palle fuori campo come fossero noccioline? Se lo chiedono in molti e anche la stampa comincia a frugare nel suo passato. Ma Wonder-Roy, non è disposto a buttare alle ortiche una nuova occasione. Disposto a morire ma non a tradire il suo talento una seconda volta. E la squadra è con lui in un’entusiasmante cavalcata verso una finale di Lega che si conclude, letteralmente, in scintille.Un finale in crescendo, spolverato da quella romantica ingenuità che i film di sport americani spesso hanno e quelli di Robert Redford in particolare. E può sembrare banale la parabola dell’eroe che compie il suo viaggio.
Sembra banale. Ma è la vita.

Mario E.M. Fumagalli

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