Quando devo assumere qualcuno decido in base a tre cose. La prima è l’integrità personale,la seconda l’intelligenza e la terza è l’alta dose di energia.
Ma senza la prima, le altre due sono letali.
Warren Buffett, amministratore delegato
Berkshire Hathaway
Nel terzo turno degli Italian Masters di tennis del 2005 che si svolsero a Roma, Andy Roddick giocò contro lo spagnolo Fernando Verdasco. Era match point a favore di Roddick quando il secondo servizio di Verdasco fu chiamato “fuori” dal giudice di linea.
La folla iniziò subito ad acclamare Roddick. Verdasco si diresse sotto rete per stringere la mano all’avversario, come se l’incontro fosse concluso.
Ma Andy Roddick non accettò il punto. Disse, invece, che la palla era “dentro” e fece notare all’arbitro un segno sulla terra battuta che dimostrava che la palla era caduta sulla – non oltre – la linea. L’arbitro, sorpreso, permise a Roddick di annullare la sua decisione e il punto fu assegnato a Verdasco.
Tutti erano stupiti. In un gioco che non si svolge tipicamente in base a regole d’onore – bensì alle chiamate dell’arbitro – Roddick chiamò contro se stesso e proseguì perdendo la partita.
Sebbene Andy Roddick quel giorno abbia perso la partita, in realtà ha guadagnato qualcosa di meglio. Ha guadagnato credibilità. Ha guadagnato fiducia. In che modo questa dimostrazione d’integrità gli ha dato credibilità? Guardatela in questo modo: come reagiranno gli arbitri la prossima volta che Andy Roddick contesterà una chiamata? La cosa più probabile è che considereranno la sua contestazione col massimo rispetto. La sua reputazione è nota, la sua credibilità lo precederà.
E ancora: come credete che Andy Roddick si sia sentito? Come si sarebbe potuto sentire se avesse accettato la vittoria, sapendo che la palla non era davvero fuori?
Il comportamento di Andy Roddick quel giorno in campo è diventato per me il simbolo di ciò che ora chiamo “la scelta di Roddick” – dimostrare integrità anche quando costa caro. E’ un esempio del legame tra integrità, credibilità e fiducia – sia con gli altri sia con noi stessi.
Per me alla base del termine integrità c’è l’uomo nella sua completezza, che ha carattere, coerenza e bontà. Penso all’uomo e alla donna integri come a qualcuno di equilibrato e completo, con un grande carattere. Una persona di principi.
Hank Paulson,
Adottando la metafora dell’albero: l’integrità è la radice. Pur sottoterra e non visibile per la maggior parte delle volte, è assolutamente indispensabile al nutrimento, alla forza, alla stabilità e alla crescita dell’intero albero.
Abbiamo tutti incontrato persone con enormi capacità, ottimi risultati, e a volte anche buon intento che sfortunatamente agiscono in maniera disonesta e senza principi. E’ la mentalità de “il fine giustifica i mezzi”. Porta alla manipolazione, all’inganno, alla frode, all’estorsione e allo scandalo – agli Enron, ai WorldCom, ai tradimenti che distruggono i matrimoni e le relazioni di ogni genere. Tornando alla metafora del testimone esperto: una persona non potrebbe in alcun modo essere considerata credibile se la controparte fosse in grado di provare la sua mancanza d’integrità.
….Cos’è l’integrità? Nel mondo d’oggi molte persone fanno equivalere integrità ed “etica”. Forse, se non altro, un risultato positivo del recente aumento di scandali aziendali, e non, è stato l’aver incitato un virtuale rinascita dell’etica. E la maggior parte delle persone riconosce che nel mondo di oggi la mancanza di etica promuove la diffidenza.
Dalle ceneri di crisi, corruzione e diffidenza pubblica sta guadagnando terreno e attirando milioni di persone un movimento che parte dal basso con lo scopo di rivitalizzare l’etica e lo spirito della libera impresa.
Patricia Aburdene, autrice di Megatrends 2010
Tuttavia nelle aziende il problema è che molte soluzioni “etiche” si concentrano sulla diligenza. La definizione di diligenza in materia etica non corrisponde all’integrità o alla coerenza; si tratta di una definizione annacquata e svalutata che significa essenzialmente: “seguire le regole”. Pertanto i corsi di etica si concentrano esclusivamente sulla conformità alle legislazioni normative e fondate su leggi precise – e non sul chiarire i valori e sull’incoraggiare l’integrità verso di essi e verso principi solidi.
Le imprese, di conseguenza, hanno manuali di policy ampi e complessi. Inoltre le persone possono essere ambigue o perfino sgarbate nei confronti degli altri ma normalmente, fintanto che ottengono dei risultati, a meno che non vengano scoperti alterare una nota spese o trasgredire altre regole documentabili, la maggior parte delle imprese non prenderà provvedimenti.
Le regole non possono sostituire il carattere.
Alan Greenspan, ex presidente U.S. Federal Riserve
I problemi che si affrontano oggi nelle aziende non possono essere risolti con l’approccio del far “seguire le regole” e della diligenza dall’esterno verso l’interno. Come ha osservato Chris Bauer, psicologo e formatore in materia di etica aziendale:
qui non stiamo parlando di rispetto delle regole o di una questione normativa. Si tratta di un problema psicologico – un’assenza di valori fondamentali, di confusione su quale sia la cosa giusta da fare. Vedo molte aziende dire di volere irrigidire le loro regole. Non vedo molte di esse dire che s’impegneranno a essere estremamente chiare sui loro valori e a indicare alle persone come quei valori possano esser tradotti in comportamenti reali.
Stephen M.R. Covey
“La sfida della fiducia”