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Sette magnifici secondi


Nella nostra vita privata e nella nostra sfera professionale ci capita spesso di incontrare persone che non abbiamo mai conosciuto prima con le quali abbiamo necessità o intenzione di instaurare una relazione proficua e duratura.
Sono molti gli elementi che ci consentono di avere successo, il primo è non dimenticare che quando entriamo in contatto con un essere umano tutto ciò che facciamo e diciamo comunica e produce su di lui un effetto ed una reazione.

Nel suo libro  La Pragmatica Della Comunicazione Umana (Astrolabio, Roma 1971) Paul Watzlawick, scrive:
«Il primo assioma della comunicazione umana afferma: “Non si può non comunicare”. L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro la parola, e i vicini di solito ‘afferrano il messaggio’ e rispondono in modo adeguato lasciandoli in pace. Questo, ovviamente, è proprio uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è una discussione animata».

Se state pensando qual è il momento più importante e da curare con particolare attenzione in una relazione, tenete presente che i primi sette secondi sono sempre fondamentali, il primo contatto è il momento nel quale gli altri si fanno un’immagine positiva o negativa di voi.

Ma cosa succede nel nostro cervello nei fatidici primi momenti di un incontro?
Nei secondi iniziali in cui osserviamo qualcosa, abbiamo preso la maggior parte delle decisioni che siamo potenzialmente in grado di prendere.
Questo è vero sia che l’oggetto che guardiamo sia una persona (per esempio un collaboratore da assumere), sia ancora che si tratti di un nuovo macchinario che dobbiamo acquistare, sia che si stia visionando il trailer di un film che abbiamo intenzione di andare a vedere al cinema.
C’è anche da dire che se riusciamo a percepirle, nella maggior parte dei casi, le nostre prime decisioni saranno quelle giuste. Non è un dono prodigioso o qualcosa di simile, recenti studi nel campo della psicologia chiamano questa area del cervello che salta istantaneamente a conclusioni  “inconscio attivo” e va immaginato come una sorta di gigantesco computer che velocemente e senza fatica processa una gran quantità di dati.
Possiamo paragonare questo super calcolatore a quello che permette ad un moderno jet di volare guidato da un pilota automatico con pochi input da parte del comandante dell’aereo.
L’inconscio attivo compie una precisa valutazione del mondo, segnalandoci ostacoli e pericoli, stabilendo obiettivi ed innescando azioni in modo efficace e sofisticato.
Questo è anche il motivo per cui le prime impressioni durano, semplicemente perché in seguito non riflettiamo così intensamente come in quei primi  secondi.
L’inconscio è una forza potente ma non infallibile, questo meraviglioso radar può essere disorientato o messo fuori uso, poiché spesso le reazioni istintive devono competere con i nostri interessi, le nostre emozioni, i pregiudizi che stanno dentro di noi e i desideri di ogni genere.

Qualcuno si starà chiedendo: ma quindi se va male il primo contatto la relazione futura  è definitivamente compromessa? La risposta è che a volte abbiamo la possibilità di recuperare attraverso una lunga e faticosa pedalata in salita, più spesso purtroppo non ci viene concessa una seconda possibilità.

Queste sono le dieci regole d’oro che possono aiutarci a trasformare i sette secondi del primo contatto in un momento meraviglio che il nostro interlocutore vorrebbe vivere tutti i giorni:

  1. Mostrate entusiasmo e cordialità, fate sì che il vostro interlocutore senta che siete lieti di incontrare proprio lui.
  2. Sorridete, il modo migliore per risultare amichevoli e disponibili;  diceva Lao Tze: “Se non riesci a sorridere quel giorno non aprire il negozio, non serve”.
  3. Guardate la persona negli occhi per mostrare sicurezza ed infondere fiducia; un consiglio utile è quello di cercare di individuare il colore degli occhi delle persone che incontrate.
  4. Presentatevi chiaramente, rallentate il ritmo della vostra voce per dare all’interlocutore maggiori possibilità di comprendere e ricordare il vostro nome. Ascoltare con attenzione il suo nome e ripeterlo mentalmente vi aiuterà a memorizzarlo.
  5. Una stretta di mano decisa e amichevole è considerata fondamentale per le relazioni professionali e non solo. Evitate la stretta del “pesce morto”, quella “tritaossa”, quella “con due mani” o quella “shaker da cocktail”.
  6. Raddrizzate la vostra postura: stare in piedi, con le spalle all’infuori e tenere la testa alta, sono questi segnali di sicurezza in se stessi e di competenza. Usate una gestualità aperta.
  7. Mantenete una giusta distanza dal vostro interlocutore, avvicinarsi leggermente all’altra persona è un segnale che si è interessati, ma occorre fare attenzione a non invadere lo spazio altrui. Negli incontri di lavoro, state ad una distanza di circa 50/60 centimetri.
  8. Fate una breve pausa di silenzio per dare al vostro interlocutore l’opportunità di parlare per primo.
  9. Usate un tono caldo ed un ritmo pacato, dimostrerete tranquillità e leadership.
  10. Calibrate il vostro interlocutore cercando di decodificare il suo linguaggio del corpo, valutando come si muove e si appropria dello spazio che gli sta intorno, ascoltando il tipo di linguaggio che usa e con quale ritmo e tono pronuncia le parole. Saranno informazioni molto utili nel corso della conversazione.

Pochi principi da allenare quotidianamente per aumentare la possibilità di fare decollare le vostre relazioni, senza dimenticare che ogni incontro è un primo contatto ed anche ai colleghi, collaboratori e famigliari potete riservare la stessa attenzione che riservate ai nuovi incontri.

Ricordatevi delle dieci regole d’oro e dei “magnifici sette secondi” la mattina prima di entrare nel vostro ufficio, prima di incontrare un nuovo cliente e la sera quando varcate la soglia di casa, il risultato positivo è garantito.

Antonio Zanaboni

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