Un nostro Cliente ci ha chiesto di aiutarlo a risvegliare lo “spirito di conquista” nei suoi manager.
Abbiamo ritenuto confortante ed edificante che tale richiesta sia giunta da un imprenditore di 77 anni che tante imprese ha realizzato e altrettante ha intenzione di concretizzare nel presente e nel futuro.
Confortante perché lo spirito di conquista mantiene le persone giovani a qualunque età, edificante perché il quesito posto da chi ha tanta esperienza evoca una ricerca personale che può accompagnarci a lungo, forse per tutta la vita.
ALCUNE STORICHE CONQUISTE
A 8.848 m di altitudine, sul monte Everest, il 29 maggio del 1953, Sir Edmund Hillary e il suo sherpa Tensing sollevarono verso il cielo la picozza con le bandiere del Nepal, dell’India, della Gran Bretagna e delle Nazioni Unite. Trascorsero sulla cima una quindicina di minuti per le fotografie di rito e si dedicarono alla ricerca di tracce di Mellory ed Irvine che nella loro spedizione del 1922 giunsero ad un passo dalla cima a 8.500 m. senza alcun risultato. Furono in molti a ritenere che Mellory ed Irvine avessero raggiunto la vetta prima di morire, ma purtroppo non venne trovato alcun segno a riprova di questa supposizione.
Rabbia, solo rabbia era quello che provava Robert Falcon Scott al suo arrivo al Polo Sud il 17 gennaio del 1912, nel piantare la bandiera britannica.
“Gran Dio” scriveva nel suo diario “questo è un luogo impressionante, ed è terribile per noi aver faticato tanto per raggiungerlo senza aver poi la ricompensa di essere i primi”-
Già, perché al Polo Sud era arrivata oltre un mese prima (14 dicembre del 1911) la spedizione guidata da Roald Amundsen.
A provarlo c’era lì davanti a loro la bandiera norvegese che sventolava ancora sul ghiaccio.
Nella sua ultima lettera alla moglie, consapevole della fine imminente, Scott scrive:
“Non rimpiango questo viaggio che ha dimostrato come gli Inglesi sappiano andare incontro alla morte con la stessa forza d’animo delle epoche passate. Ma se abbiamo voluto donare la nostra vita per l’onore del nostro Paese, mi appello ai miei connazionali: per amore di Dio, abbiate cura delle nostre famiglie”.
Dietro l’orecchio della testa di Ramses II, sul piede sinistro della statua in granito nero di Amenofi, così come sull’altare delle sei divinità di Montu, nonché su una delle pareti della stanza funeraria della tomba di Seti I è inciso un nome: quello di Giovanni Battista Belzoni, esploratore padovano alto due metri e dieci, che con le sue scoperte accese nel mondo la passione per l’antico Egitto.
Negli anni ’50 del secolo scorso, per contrastare il virus della poliomielite, veniva utilizzato il vaccino scoperto da Jonas Salk che preveniva molte complicazioni della malattia ma non era in grado di evitare il contagio iniziale. Fra il 1954 e il 1955 Albert Bruce Sabin sviluppò un vaccino che evitava di contrarre la malattia ed era somministrato per via orale.
Visti i lunghi tempi richiesti dalla sperimentazione di massa, Sabin cominciò a provarlo su se stesso, su due suoi assistenti, su giovani carcerati che si erano offerti volontari e sulle sue due figlie.
Sabin “piantò la bandiera dell’umanità” non brevettando la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale, per garantire una più vasta diffusione della cura. Anche per questo motivo, oggi, la poliomielite è praticamente debellata.
Nella Fossa delle Marianne a 10.911 m di profondità, depositata sul fondale c’è una targa:
KAYKO 1995-3-24. È il nome del batiscafo robotizzato giapponese che il 24 marzo del 95 ha tentato di conquistare il primato tuttora imbattuto del Trieste di Piccard (10.912 m).
Abbiamo tutti negli occhi le immagini della prima impronta di Neil Armstrong e della bandiera statunitense piantata sulla superficie lunare.
LO SPIRITO DI CONQUISTA
In ognuna di queste imprese ritroviamo lo “spirito di conquista” ovvero il coraggio di sfidare l’ignoto per lasciare un segno (il proprio nome o la propria bandiera).
Sfidare ciò che non si conosce, ciò che non si “possiede”. Lanciarsi nell’avventura dell’apprendimento individuale ed organizzativo per portare sulla vetta un nome, una bandiera di cui essere fieri.
Prepararsi con disciplina ad ogni impresa, allenarsi, consapevoli che la fatica del rigore garantirà sicurezza anche per ciascun compagno di viaggio.
Partire con entusiasmo tenendo sempre vivo lo spirito dei primordi.
Superare la tentazione di gettare la spugna.
Rinunciare all’inessenziale per recuperare energie, quindi entusiasmo.
Fare appello ai ricordi e alle persone più care per tenere il morale alto nei momenti difficili
Beneficiare poi dei frutti che la conquista porta sia in termini di benessere collettivo che individuale.
C’è vera conquista solo dove resta un’impronta, un solco ideale rispetto a chi arriva temporalmente e qualitativamente dopo.
I SEGNI DELLA CONQUISTA NEL NOSTRO TEMPO
Se è vero che la conquista implica anche lasciare un segno, per un’organizzazione che opera in un mercato in continua evoluzione, così come per un manager che è chiamato a trasformare in risultati obiettivi sempre più sfidanti, è utile riflettere su quali sono i “segni della conquista” nel nostro tempo.
Fare la differenza nella vita dei principali portatori di interessi: Clienti, Collaboratori, Azionisti, Collettività.
FARE LA DIFFERENZA NELLA VITA DEI CLIENTI.
Riuscire a fornire a ciascun Cliente non solo prodotti o servizi di qualità, ma vere e proprie “Esperienze”.
Ogni soluzione offerta, può tramutarsi in un vissuto, un evento, una scoperta che coinvolge interamente la persona, rimarrà indelebilmente nella memoria.
Come è possibile dare valore all’offerta per trasformarla in una “esperienza”?
Occorre sfidare l’ignoto di ogni mercato, di ogni zona e di ogni cliente.
Riuscire a diventare qualcuno in qualcosa, magari solo in un campo, ma per primi.
Fare la differenza nella vita dei collaboratori.
Ogni giorno lavorativo di ciascun collaboratore può trasformarsi in una “finale di coppa”dove ogni professionista si diverte a giocare di squadra anche sotto pressione.
Tutti i membri della spedizione, talenti da valorizzare, devono poterci mettere qualcosa di proprio per compiere “l’impresa”.
Occorre allevare dei leader, più che dei seguaci.
Custodire, proteggere e tenere alta la bandiera che ogni collaboratore può poter piantare come segno della propria personale conquista quotidiana.
Preferire i valori alle convenienze alimentando anche decisioni coraggiose.
Saper appassionare chi, ormai addormentato nel proprio cinismo, non crede nei sogni, nelle avventure, nelle conquiste.
Avere il coraggio di accettare che un collaboratore prenda un’altra strada dopo averle tentate davvero tutte.
FARE LA DIFFERENZA NELLA VITA DEGLI AZIONISTI
Raggiungere le prime posizioni e restarci a lungo.
Per chi detiene la proprietà di un’organizzazione ed intende investire al di là delle speculazioni, ciò che conta di più è avere risultati che diano lungo respiro.
Anche quest’anno Fortune ha pubblicato la sua classifica delle prime cinquecento aziende al mondo.
Si conferma da un lato un elevato tasso di ricambio e dall’altro la presenza di realtà da molto tempo ai vertici dell’economia mondiale.
Risultati duraturi possono essere in parte alimentati dal sano timore di scomparire.
Spesso invece si giustifica la mancanza di risultati durevoli con la scusa del mercato o del prodotto maturo.
Sette anni fa, Fortune ipotizzava che i giganti del petrolio e del settore auto, avrebbero ceduto il passo alle grandi Compagnie della “nuova economia”.
Oggi vediamo che sei delle prime dieci compagnie della classifica pompano petrolio e fabbricano auto che lo bruciano.
Lo spirito di conquista non consente di arrendersi alla presunta maturità del settore.
FARE LA DIFFERENZA NELLA VITA DELLA COLLETTIVITÀ
Cresce, in tutti i Paesi industrializzati, l’attenzione dei cittadini verso gli aspetti “sociali” del benessere: le Imprese diventano attori sempre più importanti ai fini della qualità della vita sociale di un Paese.
I consumatori più sensibili ed informati, chiedono alle Aziende più “responsabilità”.
A questo riguardo, secondo il Censis, il 24% degli Italiani, dichiara di aver avuto più volte occasione di discutere dei comportamenti etici o sociali di una o più Aziende, con il risultato che il 27% è passato direttamente ai fatti, non acquistando i prodotti dell’Azienda giudicata “socialmente irresponsabile”. Pertanto per molti Italiani l’Impresa deve sempre più essere consapevole di sé e diventare un soggetto in grado di accrescere il livello di benessere sociale della collettività in cui opera.
Sempre più realtà pubblicano annualmente il proprio “Bilancio sociale”, strumento con il quale il mondo produttivo desidera estendere la propria sensibilità oltre il limite dell’attività aziendale per intensificare il confronto e il dialogo con la collettività.
LA MADRE DI TUTTE LE CONQUISTE
Lo spazio, il tempo e la materia sono state le principali dimensioni su cui si è mosso lo spirito di conquista di coloro che vengono usualmente definiti “esploratori”.
Lo stesso spirito ha animato anche coloro che hanno provato o tentano quotidianamente di esplorare le molteplici e mutevoli sfaccettature dell’animo umano partendo da se stessi, dalle proprie emozioni, dai propri sentimenti e dalle proprie pulsioni.
Che conquista sfidare ciò che non si conosce di se stessi!
Questa impresa può però essere condotta solo con gli altri, non in “solitaria”, perché una parte di come siamo la scopriamo attraverso il dialogo e il confronto.
Non a caso la parola conquistare (dal latino Cum-quaerere = Insieme-ricercare) inizia per “con”.
Come Prometeo rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini e da quel momento il mondo non fu più lo stesso, così ogni persona può conquistare un’esistenza migliore traendo dal proprio cuore e dal confronto con gli altri la passione di sfidare l’ignoto e lasciare un segno.
Antonio Torlai