Sono passati ventitre anni da “Wall Street” che, nel primo film del 1987, segnava l’esordio di Gordon Gekko come simbolo della speculazione finanziaria statunitense. Gekko, interpretato in entrambi i film da Michael Douglas, è stato finalmente rilasciato dal carcere, nei giorni dell’attentato alle Twin Towers, ma fuori non c’è nessuno ad aspettarlo. Adesso siamo nel 2008: la sua vita si è completamente sgretolata, l’uomo ha scritto il libro intitolato “L’avidità è bene?”, riprendendo un suo vecchio motto. La sua credibilità è sprofondata e il rapporto con la figlia Winnie (Carey Mulligan) è ormai inesistente, la ragazza lo ha escluso dalla sua vita e lo incolpa per la morte del fratello Rudy, tossicodipendente. Gordon riesce però a trovare un modo per avvicinarsi a Winnie, attraverso il suo fidanzato, Jacob “Jake” Moore (Shia LaBeouf), un giovane e abile intermediario finanziario,
Quest’ultimo ha seguito l’uscita di Gekko dalla prigione e la presentazione del suo libro. Jacob è giovane ed ambizioso, per amore di Winnie e per amore della sua professione, si avvicinerà a Gekko, cercando di riportare in vita il rapporto tra padre e figlia.
Il regista di “Platoon” ritorna in sala con un film incentrato sull’attuale situazione finanziaria. Rispetto agli anni ’80 tutto è cambiato, da quando Gekko è stato imprigionato, la nuova era è segnata dall’avvento di internet: anche questo aspetto viene sottolineato con la figura di Winnie, blogger professionista e “non profit”. Una società moderna in cui ogni cosa accade in funzione di internet e in cui ogni cosa può cambiare da un momento all’altro: basta diffondere qualche voce negativa e l’intero sistema finanziario potrebbe crollare.
Considerando che si tratta di un film incentrato sul mercato finanziario, temi e linguaggio sono alla portata di tutti gli spettatori. La trama si dipana nel frenetico mondo di Wall Street, sulle somme da capogiro che vengono fatte girare vorticosamente, quel “denaro che non dorme mai” e che coinvolge e influenza talmente tanto gli uomini da portarli, in casi estremi, anche al suicidio; ma anche sui sentimenti, sull’amore di due giovani nella Grande Mela, sul rapporto padre-figlia che va recuperato.
All’interno del film recitano anche uno stuolo di bravissimi attori, in ruoli secondari: Frank Langella, il mentore di Jack e Susan Sarandon, la madre, Josh Brolin, spietato manager di una finanziaria, Eli Wallach, a capo di una grande banca di affari oltre a, in un cameo ciascuno, Oliver Stone e – idea davvero riuscita – Charlie Sheen che impersona di nuovo il broker che mandò in galera Gekko nel primo film.
Trattandosi di Wall Street, c’è tutto: l’Opa ostile, l’insider trading, i derivati, i prestiti subprime, l’investment banking, la borsa che cola a picco, le banche che hanno costruito finanza creativa sulla carta e il governo che deve intervenire molto pesantemente entro poche ore.
In una scena del film, in trenta secondi ci viene spiegata con la massima chiarezza la crisi mondiale della finanza emersa a settembre 2008, che poi ha generato la grande crisi economica nella quale siamo tuttora immersi in Italia e nel mondo.
Ci offre inoltre due ore di meravigliose immagini, in questo caso di New York, coi grattacieli dorati che paiono fortificazioni dentro cui si conserva tutto il denaro e tutta la paura del mondo.
In aggiunta a tutto questo, il film ci induce a ragionare – insieme ai disastri della finanza “senza regole” – sulla importanza delle persone che ci stanno vicine, sul bisogno di avere qualcuno che crede in noi e sul valore del tempo che passa inesorabile.
Un film davvero appassionante che ci presenta un nuovo Gordon Gekko. Più avido, più intelligente e più furbo del primo ‘Wall Street’, ma anche più maturo.
Un grande film che corre veloce come un treno, ed è una lezione di cinema e di vita da parte di Oliver Stone.
Tommaso Moro